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 Il Duomo di Prato dedicato a Santo Stefano, si trova in Piazza del Duomo a Prato. La Cattedrale è una delle più antiche chiese di Prato. Testimoniata già a partire dal X secolo come pieve di Santo Stefano, era la chiesa principale di Borgo al Cornio, il primitivo insediamento pratese. Duomo di Prato La struttura attuale risale al XII secolo (di essa rimangono le fiancate ed il campanile, tranne l'ultima cella costruita nel 1356). Nel corso del Trecento, con l'arrivo della reliquia della Sacra Cintola, l'edificio venne allargato: dapprima fu costruito il transetto (forse su progetto di Giovanni Pisano), poi venne eretta la Cappella della Cintola.
  Questa Cappella, la zona più sacra di tutta la città, venne affrescata da Agnolo Gaddi, uno dei più importanti esponenti della scuola di Giotto, e conserva una bella statua della Madonna col bambino di Giovanni Pisano. E' racchiusa in una splendida cancellata bronzea di Maso di Bartolomeo e Pasquino da Montepulciano, uno dei migliori esempi del genere conservatisi fin dal Rinascimento. Gli edifici che si trovavano davanti alla facciata, inoltre, venero demoliti per poter creare una nuova, larghissima piazza, per ospitare la folla in occasione delle ostensioni della sacra reliquia.
Palazzo Pretorio
  Palazzo Pretorio Palazzo Pretorio è l'antico palazzo comunale di Prato, situato in Piazza del Comune davanti all'attuale Palazzo Comunale. Il palazzo, nelle sue forme attuali, nacque a cavallo del XIII e XIV secolo dalla fusione di tre palazzi distinti, dalla cui trasformazione vennero creati i locali per ospitare le sedi del Podestà, della Magistratura locale e delle prigioni. I diversi materiali da costruzione usati nei distinti edifici ci permettono ancora oggi di distinguere le sagome delle torri primitive. Nel corso del Cinquecento un crollo interessò parte dell'edificio (tra cui la torre campanaria), ed in seguito al restauro il palazzo venne sormontato da una nuova merlatura e dal campaniletto a vela, che coronano l'edificio. Nei secoli successivi, a causa dell'aumento delle mansioni governative, gli ambienti interni furono suddivisi in molti piccoli vani. Verso la fine del XIX secolo ne venne proposta la demolizione, ma nel 1909 il progetto fu abbandonata e si decise di restaurare l'edificio, riportando le stanze ad assumere l'aspetto delle origini.
  Dal 1948 nelle stanze del palazzo è ospitato il Museo Civico, che raccoglie molte opere d'arte che spaziano dal Medioevo all'Ottocento. Fra queste vanno ricordati alcuni polittici (fra cui quello del Duomo, di Bernardo Daddi), di Giovanni da Milano e Lorenzo Monaco, diverse opere di Filippo e Filippino Lippi. Di quest'ultimo è conservato anche l'affresco del Tabernacolo del Canto al Mercatale, che si trovava addossato alla casa natale del pittore: distrutto durante un bombardamento nel 1944, fu recuperato e incredibilmente restaurato da Leonetto Tintori. Palazzo Comunale Nel museo figurano inoltre opere di Luca Signorelli, della bottega di Botticelli e di molti artisti toscani del XVI secolo. Appartenenti al barocco sono presenti opere di scuola romana, napoletana (come uno splendido "Noli me tangere" di Giovan Battista "Battistello" Caracciolo, varie nature morte del Settecento, i modelli originali in alabastro e gesso del vaianese Lorenzo Bartolini tra cui la celebre "fiducia in dio". Attualmente in restauro, parte delle opere sono esposte nei locali del Museo di Pittura Murale, sito in San Domenico.
  Il Palazzo Comunale di Prato, prospiciente Palazzo Pretorio, è stato realizzato collegando edifici diversi. La facciata venne uniformata nel corso del XVIII secolo dall'architetto Valentini. Attualmente vi ha sede il Municipio. Nel salone del Consiglio Comunale sono conservati due affreschi del XIV secolo, che rappresentano una Allegoria della Giustizia e una Maestà (cioè una Madonna in trono col Bambino). All'interno del palazzo sono conservati inoltre vari ritratti dei Podestà di Prato e dei Granduchi toscani. Castello dell'Imperatore Il Castello dell'Imperatore si trova a Prato piazza delle carceri, accanto alla chiesa di Santa Maria delle Carceri. E' il più settentrionale dei castelli svevi, costruiti cioè per l'Imperatore Federico II.
  Sorto sul luogo del primitivo forte degli Alberti (di cui restano due torri, quelle prive di merli, che fino al 1767-68 avevavo circa il doppio dell'attuale altezza), nucleo di Castrum Prati, a ridosso della seconda cerchia di mura, venne realizzato da Riccardo da Lentini su incarico dell'imperatore Federico II a partire dal 1240, per poterlo trasformare in una residenza imperiale. Il castello, originariamente tangente alla seconda cerchia muraria (XII secolo), era parzialmente circondato da un fossato e collegato alle carceri albertiane dalla cui definizione "delle carceri" prese il nome il vicino santuario mariano. Esso presenta otto torri ed ha insiti, come per il Castel del Monte, svariati aspetti simbolici, sia nella struttura che nel portale.
  La chiesa di Sant'Agostino di Prato sorge in piazza Sant'Agostino. Gli Agostiniani eressero nel 1271 un oratorio e un piccolo convento; dalla fine del Trecento fino al 1440 venne costruita l'attuale chiesa, dotata di nuovi altari nel XVI-XVII sec. L'interno presenta una pianta basilicale a tre navate con campate su colonne in mattoni lasciati a vista nel restauro moderno. Un "unicum" sono gli archi a pieno centro su colonne che anticipano soluzioni poi diffuse durante il Rinascimento. Fra le opere, l'"Elemosina di San Tommaso da Villanuova" di Lorenzo Lippi (1660), e la "Madonna della Consolazione" di Giovan Battista Naldini (1591). Dal chiostro si accede all'Oratorio di San Michele, costruito nel Trecento come sede della Compagnia dei Disciplinati, che ospita notevoli resti di decorazione ad affresco. Durante la Seconda Guerra Mondiale una bomba centrò l'abside, distruggendo i vari arredi lignei presenti.
Chiesa di Santa Maria delle Carceri
Chiesa di Santa Maria delle Carceri   La Chiesa di Santa Maria delle Carceri si trova nell'omonima piazza nel centro di Prato. Viene considerata un capolavoro architettonico del primo Rinascimento, tappa cruciale della riflessione sugli edifici a croce greca. La chiesa di San Domenico di Prato si trova in piazza san Domenico. Fondata nel 1281, fu ultimata agli inizi del Trecento. Costituisce un interessante esempio di chiesa "mendicante", dove l'austerità dell'architettura è temperata sia da elementi strutturali, come la torre campanaria, sia da motivi decorativi, come gli archi bicromi degli avelli e i riquadri geometrici della facciata. Sul lato sinistro si apre un portale del 1310. I finestroni gotici furono tamponati dopo l'incendio del 1647,causato da un fulmine, che portò alla ristrutturazione dell'interno in un'ariosa veste seicentesca. All'interno, oltre alla croce dipinta di Lorenzo di Niccolò (fine del Trecento), da notare il Crocifisso che parla a San Tommaso di Francesco Morandini, detto Il Poppi (1590-1593), e l' Annunciazione di Matteo Rosselli (1633).
  La chiesa di San Francesco di Prato sorge in piazza San Francesco, sul terreno che venne donato dal comune ai frati minori solo otto giorni dopo la canonizzazione del santo, nel 1228. L'attuale edificio, iniziato nel 1281, fu concluso nel 1331. Quasi interamente in mattoni (primo edificio pubblico di Prato ad essere realizzato con questa tecnica, anziché in marmo), ha la facciata a fasce bicrome di alberese e serpentino, aperta dall'elegante portale e conclusa dal timpano triangolare aggiunto nel Quattrocento. All'interno si trova il sepolcro del mercante Francesco Datini, raffigurato nella lastra tombale di Niccolò di Pietro Lamberti (1411-1412). Notevole il monumento funebre di Geminiano Inghirami, preposto pratese e noto giureconsulto morto nel 1460. Dal chiostro quattrocentesco si accede alla Sala Capitolare, detta anche Cappella Migliorati, che, ai primi del Quattrocento, Niccolò Gerini decorò con un vasto ciclo di affreschi, la "Crocifissione", le "Storie di San Matteo e di Sant'Antonio abate".
Palazzo Datini
chiesa di San Francesco   Residenza del mercante pratese Francesco Datini, venne iniziato a costruire nel 1383. Il palazzo è stato decorato da importanti artisti fiorentini dell'epoca, come Agnolo Gaddi e Niccolò Gerini sia nelle sale interne che all'esterno (questi ultimi oggi sono molto rovinati). Invisible a tutt'oggi è invece l'orto botanico che si trovava di fronte allo stesso palazzo, uno dei primi del genere in Italia. Nel 1409 il mercante ospitò in questo palazzo il papa Alessandro V e il re di Francia Luigi d'Angiò. Francesco Datini fu uno dei più ricchi mercanti della sua epoca e nel Trecento la sua compagnia tessile/finanziaria aveva filiali in Italia e all'estero (Avignone e Barcellona i principali, ma la rete si estendeva a tutto il Mediterraneo, fino ad Alessandria in Egitto). Tutte le carte del suo archivio vennero murate, dopo la sua morte, in un vano alto e stretto del palazzo e miracolosamente ritrovate quasi intatte nel XIX secolo. Vi sono custoditi migliaia di libri contabili, campionari tessili lettere commerciali, lettere private, in un insieme di straordinaria ricchezza e completezza (circa centocinquantamila documenti), tale da farlo considerare il più importante archivio mercantile medievale d'Europa. La chiesa di San Francesco di Prato sorge in piazza San Francesco, sul terreno che venne donato dal comune ai frati minori solo otto giorni dopo la canonizzazione del santo, nel 1228.
  L'attuale edificio, iniziato nel 1281, fu concluso nel 1331. Quasi interamente in mattoni (primo edificio pubblico di Prato ad essere realizzato con questa tecnica, anziché in marmo), ha la facciata a fasce bicrome di alberese e serpentino, aperta dall'elegante portale e conclusa dal timpano triangolare aggiunto nel Quattrocento. All'interno si trova il sepolcro del mercante Francesco Datini, raffigurato nella lastra tombale di Niccolò di Pietro Lamberti (1411-1412). Notevole il monumento funebre di Geminiano Inghirami, preposto pratese e noto giureconsulto morto nel 1460. Dal chiostro quattrocentesco si accede alla Sala Capitolare, detta anche Cappella Migliorati, che, ai primi del Quattrocento, Niccolò Gerini decorò con un vasto ciclo di affreschi, la "Crocifissione", le "Storie di San Matteo e di Sant'Antonio abate".